Latticello e Siero, un dolce cocktail!

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Abbiamo già parlato in passato di Kefir (potete trovare l’articolo qui) e del suo utilizzo in miscelazione, visto il territorio in cui viviamo (Trentino) vogliamo approfondire ulteriormente l’argomento,  parlandovi di altri due prodotti derivanti dal latte e dalla filiera lattocasearea, poco conosciuti e sfruttati per la miscelazione.

Il primo prodotto di cui parliamo oggi è il siero del latte, il secondo è il latticello. Tra questi due prodotti c’e spesso molta confusione, cerchiamo di far un po’ di chiarezza.

Il siero di latte è il liquido residuale del processo di coagulazione del latte che avviene nel corso della produzione del formaggio. Dieci litri di latte permettono di ottenere circa un chilogrammo di formaggio con la produzione di circa nove litri di siero di latte. Dall’essiccazione di nove litri di siero di latte si ottengono circa 600 g di siero di latte in polvere.

Il siero di latte può essere dolce o acido in base alla tipologie di lavorazione: principalmente è costituito da lattosio, proteine e sostanze minerali.
Queste caratteristiche nutritive del siero di latte lo rendono un ingrediente molto utilizzato in diversi ambiti come nell’industria alimentare, farmaceutica e in cosmesi, e inoltre possiamo anche utilizzarlo nella preparazione di cocktail.

N.B. Per la preparazione di questo cocktail (dolce) abbiamo scelto un siero di Fontal (un formaggio Trentino locale) essendo particolarmente dolce rispetto ad altri.

Ingredienti

3 oz Siero del latte aromatizzato al passion fruit

1 e 1/2 oz Vodka Smirnoff

Preparare uno sciroppo (simile in realtà ad un premix) di zucchero 1:1 con il passion fruit (100 ml acqua, 100 ml di zucchero, polpa di 5 passion fruit) frullando gli ingredienti con il mini-pimer a freddo.

Unire il siero di Fontal allo sciroppo: la proporzione può variare a seconda del gusto, noi misceliamo 3 parti di siero di latte e una di sciroppo.

Inserire il siero aromatizzato e la vodka nello shaker, shakerare e  servire. Noi abbiamo giocato un pò sulla forma del bicchiere 🙂

Attenzione alla conservazione del siero aromatizzato, che va prodotto e consumato entro pochi giorni.

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Il secondo prodotto molto più curioso e intrigante è il latticello, il sottoprodotto della trasformazione in burro della panna.
Dal sapore acidulo/dolce come il siero, “scarto” della produzione del formaggio, è il residuo del processo di coagulazione della caseina.
Può essere utilizzato anche in miscelazione.
N.B. vi ricordo di utilizzare prodotti sempre pastorizzati e imbottigliati correttamente.

MAPO(Tangelo) e SCIROPPO AL MAPO

mapo-esperienza-liquida-cocktail-ricette.jpgOggi andiamo alla scoperta del Mapo (Citrus tangelo), frutto risultato dall’incrocio (agrumi ibridi) tra mandarino (cultivar Tangerino) e pompelmo (cultivar Ducan).

Il risultato di questa unione è un frutto dalla polpa gialla/arancione, la buccia verde acceso/gialla (in base alla maturazione) e dal gusto aspro e gradevole con una nota data dal mandarino tendente al dolciastro.

La sua diffusione e la sua conoscenza è legata all’azienda Barbero 1891 (Campari grup) che ha prodotto un liquore al Mapo dal nome Mapo Mapo.
Il Mapo presenta un abbondante presenza di vitamine (vitamina C) oltre a una buona percentuale di ferro, iodio, potassio, ferro e acido folico.

In 100 g di prodotto sono contenute solo 31 calorie!
Altri valori nutrizionali (sempre per 100 g) sono: proteine 0,54 g; carboidrati 8,08 g; zuccheri 6,63 g; grassi 0,15 g; fibra 1,1 g; potassio 115 mg.

SCIROPPO AL MAPO, DOLCE MA ACIDO

Per fare uno sciroppo con il Mapo, si vanno a spremere i frutti, io consiglio di spremere i frutti con uno spremi agrumi non elettrico per il semplice fatto che il centro del mapo è ricco di semi.
Una volta ottenuto il succo del Mapo andiamo a filtrarlo attraverso un colino a maglie strette.
A questo punto andiamo a misurare il contenuto in succo e andremo ad aggiungere lo zucchero (2:1).
Ad esempio se andiamo ad avere 100 ml di succo andremo ad aggungere 200 grammi di zucchero, proprio per avere uno sciroppo al Mapo 2:1.

Una caratteristica di questo sciroppo e il suo gusto dolce ma acido con una nota di mandarino, che va a ricordare il gusto delle caramelle (SELZ SODA ALL’ARANCIA) molto in voga negli anni 90.

Fiori e cocktail: il nasturzio

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Oggi vi voglio parlare della pianta di Nasturzio, che personalmente utilizzo da più di un anno e della quale mi sono innamorato. I motivi di questa mia passione sono tre: in primis perché si tratta di  una pianta il cui fiore è totalmente edibile, dal sapore molto caratteristico (sentore di rapanello, con una nota piccante finale). Inoltre è visivamente bello, ricorda dei fiori tropicali, ha delle proprietà antibatteriche ed è ricco di vitamina C.

Personalmente per i miei cocktail utilizzo esclusivamente guarnizioni edibili, quindi ogni fiore, frutto o elemento che completa ogni drink può essere mangiato (per questo deve avere un sapore gradevole). Ecco perché soprattutto nel periodo estivo mi sono concentrato nella ricerca di fiori edibili, facili da reperire e che siano gradevoli al palato, in grado di stupire i miei clienti.  Oltre alle classiche violette, rosa, lavanda ed isoppo ho quindi iniziato ad utilizzare il fiore del Nasturzio.

Il Tropaeolum majus, questo è il nome tecnico è una pianta originaria del Perù, arrivata in Europa verso il 600 perché veniva utilizzata contro la carenza di vitamina C (scorbuto). I suoi fiori contengono 130mg di vitamina C,45mg di luteina (un carotenoide antiossidante) per 100 grammi di fiori. Ultimamente la pianta è stata studiata anche per le sue proprieta antibatteriche.

I fiori che variano da un colore crema, giallo, arancione e rosso acceso si possono utilizzare sia come guarnizione per i nostri cocktail che come elemento di curiosità da presentare ai vostri ospiti (spesso quando decoro un cocktail con il Nasturzio sfido il cliente ad assaggiarlo suggerendogli che ha il gusto di rapanello).

Non solo il fiore ma tutte le parti della pianta sono commestibili. Le foglie hanno la caratteristica di essere idrorepellenti, ciò significa che l’acqua che entra in contatto con queste piante forma dei goccioloni che scivolano sulla foglia fino a cadere: si tratta del cosiddetto effetto loto che è molto scenografico, caratteristica che si puo sfruttare anche per la presentazione dei cocktail.  Le foglie hanno un retrogusto piccante, i frutti invece sono simili al cappero.

La coltivazione di questa pianta è molto semplice, e grazie a due momenti per la fioritura (in primavera estate e verso fine estate) anche da una piccola pianta si possono ottenere un buon numero di fiori.

Se volete qualche consiglio in più, ecco una scheda tecnica:
LUCE: Predilige esposizioni soleggiate, va bene anche in semi-ombra, anche se líombra causa scarse fioriture.

ACQUA: Si consiglia di mantenere il terreno sempre leggermente umido, tenete presente che sono piante che non amano il ristagno idrico pertanto abbiate cura che il terreno sia ben drenato. In estate, specie nelle giornate più calde, aumentare le annaffiature.

TEMPERATURA: L’ideale sarebbe una temperatura mite, il clima invernale troppo rigido potrebbe far morire la pianta. Vivono bene anche nei posti con estati molto calde e secche.

TERRICCIO: Come substrato utilizzare un terreno permeabile.

CONCIME: Intervenire ogni 15-20 giorni con un fertilizzante per piante fiorite diluito allíacqua di annaffiatura.

PROPAGAZIONE: Dopo la fioritura i nasturzi formano gruppi di tre semi, che quando sono ben gonfi e verdi si possono raccogliere, lasciati asciugare in una busta di carta. Diminuiranno molto il loro volume e probabilmente perderanno la loro cuticola sugherosa. In tale stato si possono conservare e seminare la primavera successiva.

Se invece comprate delle bustine di semi pronti, la cuticola sugherosa non sarà staccata. La semina dei nasturzi è veramente semplice avviene tra marzo e maggio. Se li volete piantare in vasetto, mettetene uno o due per vaso da 10 cm di diametro, al sole. Inoltre il nasturzio si riproduce molto facilmente da talea ed ancora più facilmente per propaggine (spesso troverete delle radici aeree sui rami più prossimi al terreno).

CONSIGLI: I nasturzi sono piante di facile coltivazione, tutte per lo più coltivate come annuali, anche le specie perenni.

Si consiglia di posizionare la pianta in zone riparate da correnti díaria ed eccessivi sbalzi di temperatura.

Coltivando autonomamente  il Nasturzio i costi la guarnizione avrà sul cocktail finito saranno minimi.